Giro del Col dei Bos
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Carte turistiche 1:25.000
Tabacco: foglio 03 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Kompass: foglio 617 Cortina d'Ampezzo e Dolomiti Ampezzane.
Sentieri n° 402, 401 e 412.

Denominazione dell'escursione: Giro del Col dei Bos. Passo Falzarego - Forcella Travenanzes - Forcella Col dei Bos - Passo Falzarego.

Gruppo montagnoso: Tofane.

Difficoltà: nessuna difficoltà, itinerario consigliato ad escursionisti mediamente allenati.

Tempo medio complessivo di percorrenza: circa 3 ore e 30 minuti (tre ore e mezza).

Abbigliamento ed equipaggiamento consigliati: usuale per le normali escursioni in alta montagna (scarponi da montagna, maglione, giacca a vento, calzettoni di lana, ecc.).

Punto di partenza: Passo Falzarego (Cortina d'Ampezzo).

Punto di arrivo: Passo Falzarego (Cortina d'Ampezzo).

Altitudine massima che si raggiunge durante l'escursione: m 2507 alla Forcella Travenanzes.

Interesse naturalistico dell'escursione: principalmente paesaggistico, geologico, geomorfologico, floristico e faunistico.

Rifugi e altre infrastrutture ricettive d'appoggio: al Passo Falzarego, punto di partenza e di arrivo dell'escursione a m 2105 di quota, sulla Strada Statale delle Dolomiti, una struttura ricettiva molto ben attrezzata. Aperto quasi tutto l'anno.

Accorgimenti consigliati: il percorso inizia e termina al Rifugio Passo Falzarego, raggiungibile da Cortina d'Ampezzo in 30 minuti d'auto o, in alta stagione estiva, anche con i mezzi pubblici di linea. Non c'è da fare altro, quindi, che parcheggiare l'auto nell'ampio parcheggio del Rifugio. Nel primo tratto del percorso non c'è acqua; si incontrano le prime sorgenti solo nella seconda parte del percorso, verso la Forcella Col dei Bos. N.B.: i numeri romani indicano il periodo di fioritura (es. VI-VII = periodo di fioritura giugno-luglio) e la lettera P le specie protette dalle leggi e dai regolamenti vigenti.

Iniziamo la gita

Raggiunto il Rifugio Passo Falzarego, si attraversa il piazzale della stazione di partenza della Funivia del Lagazuoi e si sale lungo la strada sterrata che percorre la pista da sci; la salita è agevole e non molto ripida.

In questo primo tratto, fuori dalla pista da sci, la flora è rappresentata dal camedrio alpino (Dryas octopetala, VI-VII) dai fiori di color bianco candido con otto petali, una pianta ancestrale, probabilmente la prima in ordine di importanza tra le piante erbacee pioniere dell'alta montagna, la genziana sfrangiata (Gentiana ciliata, VIII-IX, P) dai fiori di colore da azzurro intenso a blu e vistosamente frangiati alla base dei petali, la carlina bianca (Carlina acaulis, VI-IX) dalle grandi infiorescenze aderenti al suolo e i numerosi petali esterni nastriformi di colore bianco lucido, la dafne odorosa (Daphne cneorum, VI-VIII, P) dai fiori di colore rosa intenso riuniti in mazzetti e l'erica carnicina (Erica carnea, V-VI) dai numerosi caratteristici piccoli fiori con la corolla di colore rosa-carnicino. Peroseguendo, sulla sinistra compare la mugheta, dapprima con piante di pino mugo (Pinus mugo) isolate, poi in comunità sempre più numerose fino a diventare continua, mentre sulla destra, sui grossi massi vegeta, in esemplari solitari, il pino cembro (Pinus cembra), con le grosse e forti radici che sembrano artigliare la roccia su cui sono ancorati. Oltre la mugheta, sulla sinistra s'innalzano le rocce della Cengia Martini, del Lagazuoi Piccolo (m 2750) e della Punta Berrino (m 2556), mentre di fronte e sulla destra s'inalzano le Torri del Falzarego (m 2499); ai piedi di queste rocce, tutte costituite da Dolomia del Dürrenstein, si distinguono accumuli caotici di massi di frane da crollo, depositi detritici di falda e conoidi di deiezione. Proseguendo e guadagnando ulteriormente quota, la pendenza si accentua gradualmente e la strada sterrata scompare, ma si prosegue lungo la pista da sci, dove i segni dell'antropizzazione sono molto evidenti e la vegetazione, esclusivamente erbacea, è quella dovuta all'inerbimento artificiale che si differenzia notevolmente dalle fitoassociazioni naturali preesistenti alla decapitazione o al seppellimento dei suoli. Questo è il tratto più ripido dell'intero itinerario e, inoltre, il sentiero non è visibile, ma si sale liberamente lungo la pista, il cui limite sulla destra, per un tratto è segnato dalla presenza di una rete di delimitazione. Lungo la pista da sci, attraversata da alcune scoline diagonali che versano le acque meteoriche in un profondo canale laterale, si prosegue fin quasi sotto le rocce, poi, sulla destra, ricompare il sentiero là dove sui sassi sono state scritte alcune indicazioni in vernice rossa. Da qui il sentiero si inoltra tra gli accumuli detritici, la cui superficie è irregolarmente colonizzata da specie erbacee d'alta quota. Poco oltre, il sentiero si divide in due diverse occasioni e, per ragguingere la forcella, ormai in vista, conviene seguire sempre quello di destra, benché, anche se si devia verso sinistra, in entrambi i casi poco dopo si ripresenta un'altra possibilità di ricongiungersi con il sentiero principale. Ancora un piccolo sforzo e si raggiunge, dopo circa un'ora dall'inizio dell'escursione, la Forcella Travenanzes a 2503 metri di quota, il punto più alto dell'intero itinerario descritto.

Alla Forcella Travenanzes è opportuno fermarsi e ammirare il vasto panorama che si gode da questo punto d'osservazione. Assumendo come punto di inizio del quadro panoramico il rifugio Lagazuoi (o la stazione di arrivo della Funivia del Lagazuoi), che si vede in cima al Lagazuoi Piccolo (m 2750) e proseguendo in senso orario, si vedono il Lagazuoi Grande (m 2835), la Torre Fanes (m 2922), le Tre Dita (m 2755), la Tofana di Mezzo (m 3244), l'immensa mole della Tofana di Rozes (m 3225) e la vicina Punta Falzarego (m 2563). Alla Forcella Travenanzes e ai piedi del Lagazuoi Grande, affiorano le rocce dello strato del Raibl, chiaramante riconoscibili per il colore rossastro, mentre le rocce sovrastanti sono quelle rosate della Dolomia Principale. Intorno alla Forcella Travenenzes vi sono dei belli esempi di formazione dei suoli (pedogenesi) e una flora ricca di specie d'alta quota, come il tarassaco alpino (Taraxacum alpinum, VII-IX) dai fiori di colore giallo carico, l'erba storna (Thlaspi rotundifolium, VI-VII, P) dai piccoli fiori intensamente colorati di rosa-violetto riuniti in racemi, la campanula dei ghiaioni (Campanula cochlearifolia, VI-VIII) una pianta considerata un relitto dell'ultima glaciazione, con i fiori campanulati pendenti di colore azzurro intenso, ancora e diffuso il camedrio alpino (Dryas octopetala, VI-VII) già descrito in precedenza; sui sassi e sui massi si vede il lichene sassicolo arancione (Xanthoria parietina) un'associazione tra alga e fungo che per prima colonizza la riccia nuda e che resiste alle più rigide temperature. La fauna è rappresentata dai camosci (Rupicapra rupicapra) presenti nel tratto sotto la forcella, sulle pendici orientali del Col dei Bos (m 2559) e nell'alta Val Travenanzes, la marmotta (Marmota marmota) le cui sentinelle danno l'allarme "fischiando" al sopraggiungere dell'escursionista, mentre intorno volteggia il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) dal piumaggio completamente nero, con becco giallo e zampe rossastre e non è rara neppure la presenza del corvo imperiale (Corvus corax) il più grande corvide della montagna dolomitica, completamente nero con piumaggio dai riflessi metallici.

Dalla Forcella si prosegue scendendo lungo il versante occidentale della Val Travenanzes, seguendo le indicazioni dei sentiero 401 per la Forcella Col dei Bos. Questo è un tratto dell'itinerario di grande suggestione ambientale, con le rocce rosate della Dolomia Principale che inalzano maestose pareti verticali terminanti in guglie che si scagliano altissime contro il cielo. Il sentiero ha inciso la cotica erbosa e messo a nudo il suolo di colore bruno e sulla destra, dal versante del Col dei Bos, scende in piccoli rigagnoli l'acqua fresca, limpida e sapida delle sorgenti del Rio Travenanzes, affluente di destra del Torrente Boite che attraversa la Valle d'Ampezzo e, a Perarolo, confluisce nel Piave, le cui acque si riversano nel Mar Adriatico. La flora è rappresentata dalla soldanella alpina (Soldanella alpina, VI-VII, P) dai fiori a campanella di colore da azzurro a violetto, dallo spillone di dama o spillone alpino (Armeria alpina, VII-VIII, P) dai fiori di colore da rosa a rosso carico riuniri in un capolino globoso, dalla stella alpina (Leontopodium alpinum, VII-IX, P) dai fiori piccoli di colore giallognolo circondati da bratee (foglie modificate) lanuginose bianche, la silene delle fonti (Silene quadridentata, VII-VIII, P) dai fiori con cinque petali di colore bianco-candido-lucente con margini a quattro denti, l'achillea del Clavena (Achillea clavenae, VII-IX, P) pianta aromatica dai fiori bianchi riuniti in capolino. Anche in questo tratto è presente il camoscio (Rupicapra rupicapra), l'arvicola delle nevi (Microtus nivalis) un piccolo topolino dal mantello di colore bruno con pelo lungo e morbido, il fringuello alpino (Montifringilla nivalis) che spesso si lascia avvicinare dagli escursionisti fino a pochi metri, prima di fuggire in volo aprendo le ali e facendo apparire una zona di piume bianche tra le remiganti secondarie.

Continuando si raggiunge un breve tratto pianeggiante, al limite del quale, alla biforcazione, si prosegue per il sentiero di destra seguendo le indicazioni per Forcella Col dei Bos e Falzarego, quindi si sale in contropendenza per brevissimo tratto e, prima di riprendere la discesa, conviene fermarsi per ammirare il panorama che si gode da questo punto d'osservazione: all'estrema sinistra si vedono le Punte di Fanes con in primo piano la Torre Travananzes (m 2900) e la Torre Fanes (m 2922), ai cui piedi affiora in tutta la sua evidenza di colori la formazione geologica dello Strato di Raibl, poi, proseguendo in senso orario, si vede il Monte Cavallo (m 2912), poi lo sguardo corre alla Val Travenanzes, lunga e profonda, coperta qua e là da tratti a praterie d'alta montagna, pascoli, mughete, bosco; sul versante destro della Val Travenanzes s'innalza la Tofana di Dentro (m 3238), la Tofana di Mezzo (m 3244) e la Tofana di Rozes (m 3225) con l'immensa parete verticale, da questo punto d'osservazione davvero impressionante, che s'innalza per ottocento metri fino alla cima, per buona parte dell'anno coperta di neve. Scendendo ulteriormente si raggiunge la Forcella Col dei Bos, dove, in mezzo ai massi qui depositati dalle frane di crollo, sono ancora presenti i segni della Grande Guerra ed è presente l'aconito napello (Aconitum napellus, VII-VIII, P), una pianta velenosa alta fino ad un metro con numerosi fiori di colore da azzurro-carico a blu, riuniti in una lunga spiga eretta. Proseguendo, il sentiero scende con maggiore pendenza e presto si intravedono la Croda da Lago, il Pelmo e l'Antelao, ma non conviene fermarsi, perché più avanti si troveranno punti d'osservazione migliori. Scendendo ulteriormente il sentiero confluisce nella vecchia strada militare; qui si ha la possibilità di scendere lungo alcune verianti al sentiero, ma è consigliabile proseguire sempre lungo la strada sterrata, più comoda e a pendenza dolce, per non perdere i numerosi punti d'osservazione che s'incontrano e, infatti, al primo tornante destrorso, si gode di un superbo panorama, dove, da sinistra e proseguendo in senso orario, si vedono il Sorapiss (m 3205), l'Antelao (m 3264), la Croda da Lago (m 2701), i Lastoi de Formin (m 2657), il Monte Pelmo (m 3168), la Cinque Torri (m 2361), il Monte Cernera (m 2657), il Nuvolau (m 2575), l'Averau (m 2649), la Croda Negra (m 2518), la Marmolada (m 3342) e, infine, il Col dei Bos (m 2559). Guardando verso il fondovalle, si vede lontano l'abitato di Aquabona, una frazione di Cortina d'Ampezzo. Proseguendo lungo la strada militare, sulla destra si incontra una fontanella con acqua perenne fresca e pura, quindi si raggiunge la galleria, dove, sulle rocce sovrastanti, crescono alcuni fiori tra i più belli della montagna, come la già menzionata stella alpina, la campanula del Moretti (Campanula morettiana, VII-VIII, P) dai fiori di colore blu-violaceo, il raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa, VII-VIII, P) dai fiori rosa con corolla che si chiude all'apice e la cinquefoglie delle Dolomiti (Potentilla nitida, VII-IX, P) dai fiori nei colori dal rosa pallido al rosa carico, raramente bianchi.

Superata la gelleria si entra nel bosco e, proseguendo per breve tratto, si raggiunge una biforcazione, dove si prosegue per la strada sterrata di destra, seguendo l'indicazione per Falzarego. Il primo tratto è in leggere salita e si attraversa un bosco rado di pino mugo (Pinus mugo), abete rosso (Picea excelsa) e cirmolo (Pinus cembra), poi la strada si fa più ripida e si devono superare alcuni tornanti prima di raggiungere i ruderi di un insediamento militare ai piedi delle rocce delle Torri del Falzarego. Da qui si prosegue in continui saliscendi lungo un sentiero che si mantiene per breve tratto vicino alle rocce, dove c'è una piccola galleria artificiale che s'inoltra nella roccia per pochi metri, quindi si prosegue tra il pino mugo, si supera la deviazione verso sinistra che scende al Rifugio Col Gallina, si passa tra due grossi massi e si raggiungere un piccolo ruscello, dove, risalendo di qualche passo, si può dissetarsi ad una piccola cascatella. Da qui si scende ulteriormente verso il Passo Falzarego, ormai vicino, superando la fitta mugheta, dove, nelle giornate calde, l'aria si fa affosa per l'eccessiva concentrazione di anidride carbonica del microclima della mugheta. Quando la discesa ha termine, dopo un breve tratto pianeggiante si raggiunge il piazzale della Funivia del Lagazuoi e quindi il Passo Falzarego, dove ha termine l'escursione, iniziata circa tre ore e mezza prima.

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